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Fatica cronica, un prelievo per la diagnosi. Sviluppato il test

In relazione all’articolo che sta facendo molto discutere sulla ‘scoperta’ di un metodo diagnostico affidabile per la Sindrome da Affaticamento Cronico (Developing a Blood Cell-Based Diagnostic Test for Myalgic Encephalomyelitis/Chronic Fatigue Syndrome Using
Peripheral Blood Mononuclear Cellsche, uscito sulla rivista scientifica ‘Advancedscience’) come Associazione Malati di CFS Onlus  abbiamo interpellato il nostro Comitato scientifico, come sempre facciamo in questi casi, per un parere da condividere con malati, associati e opinione pubblica. Il nostro intento, infatti, è quello da un lato di aggiornare sempre chi è interessato e coinvolto dalla malattia sulle novità che riguardino studi, cure, diagnosi e test, dall’altro, però, ci teniamo anche a non illudere nessuno e a non generare false speranze. Un giusto equilibrio e il costante affidamento al metodo scientifico deve essere e sarà sempre il nostro metodo.
Secondo la biologa che fa parte del nostro Comitato Scientifico, la d.ssa Ernica Capelli, “I risultati di questo studio devono essere ancora validati da ulteriori studi; si è  utilizzato un metodo basato sulla spettroscopia Raman che si basa sulla diversa modalità di vibrazione delle molecole e  che ha permesso di vedere la differenza tra sani e CFS. Ora lo studio dovrà essere validato su un ampio campione di individui perché attualmente i riscontri si basano su piccoli numeri: 61 CFS e 37 sani. Una criticità che riguarda tutti gli studi sul tema è l’aspetto diagnostico alla base del reclutamento del campione dei pazienti.
Il nuovo studio, che è una nuova prova delle differenze riscontrate tra malati e sani, rappresenta una nuova strada da percorrere e necessita di approfondimenti e validazione di ulteriori studi prima di avere validità diagnostica”.
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