È una malattia molto invalidante, che colpisce di più le donne. Non esiste un test per diagnosticarla, né una cura. Si cerca di tenere a bada i sintomi.
“È una condizione orribile, ti fa male ovunque, ogni cosa ti stanca. È come essere aggredito dalla vita stessa. Ti rende inerme e povero di fronte al momento presente, il che è tutto, perché il passato si allontana, irrilevante, e il futuro è inimmaginabile”. Così la scrittrice britannica Ali Smith ricorda la sua esperienza con la sindrome da stanchezza cronica.
Come suggerisce il nome, questa malattia è accompagnata da uno stato di spossatezza incolmabile. Tuttavia non si tratta di uno sfinimento paragonabile a quello che arriva dopo una giornata o a una settimana di lavoro particolarmente intensa, oppure dopo una notte insonne o un evento stressante. È una stanchezza grave e invalidante, che condiziona pesantemente la vita lavorativa, sociale e affettiva di chi ne soffre. Un affaticamento che si traduce in un drammatico declino fisico e mentale, mai sperimentato prima, che non si risolve col riposo e si aggrava con l’esercizio e lo stress.
Purtroppo, quello della sindrome da stanchezza cronica – la sigla in inglese è Cfs, da Chronic Fatigue Syndrome – è uno dei casi più controversi in medicina, perché …